A
ritorno dall'Ungheria, con impressioni ancora fresche, faccio un breve
riassunto generale. Il paese conta 22 regioni vitivinicole. Di queste 22, ad
oggi, è necessario menzionare almeno 4-5. Ovviamente Tokaj (di cui a
parte), poi Villany, Szekszárd, Eger, e Somló.
Il vino è una cosa importante in Ungheria: era quinta nazione per la quantità
del vino prodotto prima della fillossera; il vino è menzionato nell'inno
nazionale; ci sono reperti che dimostrano la presenza del vino sul territorio
molto prima dell'arrivo dei romani; la prima regione vinicola a livello mondiale dichiarata nel 1737 è Tokaj. Tuttavia, a causa del periodo
sovietico, orientato verso la quantità e non la qualità, Ungheria, si potrebbe
tranquillamente dire, sta muovendo i primi passi dopo una lunga malattia, con
grande aiuto di investitori occidentali. Difficile definire style di vino
tipicamente ungherese: ce n'è di tutto anche all'interno delle minuscole
sottozone.
1.
Eger. 130 km est da Budapest
E' la
Bordeaux ungherese. Qui si produce il più famoso blend rosso del paese, Egri
Bikavér (Sangue di toro). Non c'è uvaggio "standard", la legge
implica solo che il 50% del blend deve essere composto dai vitigni locali. Il
vitigno predominante è Kékfrankos, che ogni produttore è libero mettere in
qualsiasi percentuale con Kadarka, Kékoportó,
Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Syrah ecc. Maggior parte di questi
vini sono abbastanza rustici e marmellatosi con una buona acidità. Ci sono,
però, cantine che producono Bikavér più aggraziato, dritto e speziato, come quello di St Andrea o di
Hagymasi. Il 1997 di quest’ultimo è, senza se e senza ma, un gran vino:
elegante e di una complessità terrosa, boschiva, vegetale.
Inoltre, anche Cabernet Franc e Pinot Noir fanno delle
promesse non prive di fondamenta, come, per esempio, quelli prodotti dalla società di Gal
Tibor, fondata nel 1993 insieme a Nicolò Incisa della
Rochetta.
A Eger (città, tra l'altro, bellissima), si produce anche il
blend bianco, Egri
Csillag (Stella di Eger). E' abbastanza aromatico, con tanti fiori bianchi e
frutta esotica. Dignitoso, nulla di più.
Una volta qua, per fare una degustazione a 360°, basta
chiedere il GPS di essere portati alla Valle delle Belle Donne, appena
fuori dalla città di Eger, per assaggiare diversi esempi di Bikavér. La
Valle, in realtà, è un territorio di circa 4000 ha di vigneti, ma nel suo punto
principale (quello di GPS, per intenderci) si presenta come una piazza del
paese, circoscritta, anziché da case, da cantine scavate nel tufo secoli fa.
Come ovunque nel settore servizi in Ungheria, quasi tutti parlano inglese e
volentieri rispondono alle domande.
2. Villány
e Szekszárd. 150-200 km sud da Budapest.
Suoli
vulcanici, inverno più mite che al nord, ottime esposizioni solari, da qui
provengono i migliori Cabernet Franc, Kadarka, Cabernet Sauvignon e Merlot:
complessi ed eleganti, o sottili Kadarka (foto), molto spesso sono fatti
magistralmente.
Famiglia
Antinori ha investito in Szekszárd e produce vini sia rossi che bianchi (a
Tolna) come azienda Tűzkő Estate. Lo splendido
Harslevelu di Bock in Villány
che ho bevuto dimostra che anche i bianchi
della regione possono essere di grande livello.
3. Nagy Somló. Circa 80 km nord-ovest da
Budapest, al confine con la Slovacchia
E' la più piccola regione ungherese con
terreni variegati vulcanici, argillosi e sabbiosi. Considerata una regione di
estremo interesse per i bianchi fatti con l'uva Juhfark (Coda di pecora). Questi vini si
distinguono per il loro caratteristico aroma di cenere e fumo e sapore sapido.
Migliora con affinamento in bottiglia sviluppando sentori aggrumati e corpo.
Io ho assaggiato due esemplari soli,
sicuramente interessanti per quanto preferisco alcuni Harslevelu e Furmint
secchi. Ma due vini soli non bastano..