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Il Pét-Nat secondo Francesco Annesanti

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In Italia raramente usiamo la parola Pét-Nat ma, per capirci anche all'estero, dobbiamo impararla. Si tratta del termine francese "Pétillant Naturel" accorciato, per comodità dell'uso, fino a Pét-Nat, altrimenti conosciuto come "Metodo ancestrale" o, semplicemente, rifermentato. Una corrente tutta nuova in questi ultimi decenni ma, in realtà, come ci suggerisce termine "ancestrale", è stata la prima interpretazione della spumantizzazione, seguita poi dal Metodo Champenoise. Come sempre, "il nuovo è il vecchio ben dimenticato".

I Pét-Nat non piacciono a tutti, in quanto sono vini semplici e leggeri, freschi e succosi, a volte anche molto rustici, non hanno pretesa di essere grandi vini. Spesso si presentano torbati a causa della presenza residua di fecce e della mancanza di filtrazione. 

Francesco Annesanti, vignaiolo naturale nei pressi di Valnerina, di cui scriverò una nota a parte visto che i suoi vini mi piacciono tantissimo, dice che il suo Pét-Nat di nome Raspato non è un vino, è uno stato di mente. E questa la dice lunga sull'appeal del suo rifermentato. Fatto di uve Sangiovese e Aleatico, rispecchia molto l'anima del posto (incantevole!) e la filosofia di Francesco. 

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Fresco e solare, estremamente beverino, ora che fa caldo produce sensazione di totale appagamento, grazie anche a quella leggera nota acre.. Raspato sfoggia anche una veste country-chic molto allegra, raffigurante episodi della vita di un vignaiolo.

Non ce n'è mai abbastanza!